XV SUMMIT DEI BRICS. Nasce un nuovo mondo multipolare

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Nazioni fondatrici

Un mondo multipolare, nuove economie nei paesi in via di sviluppo e de-dollarizzazione sono state le parole d’ordine del 15º Summit del BRICS che si è concluso a Johannesburg il 24 agosto 2023. Tutte le decisioni sono state prese in diretta e rese immediatamente disponibili ad analisti, opinionisti, esperti e altre parti interessate. E’ stata avanzata inoltre la proposta che il Fondo Monetario Internazionale (FMI) converta l’enorme debito dei Paesi africani, stimato in 800 miliardi di dollari, in opere infrastrutturali, in modo che queste nazioni possano crescere e successivamente pagare i loro obblighi. BRICS è un acronimo che sta ad indicare e iniziali dei Paesi fondatori membri del gruppo. Si tratta di un’associazione che vede riuniti al suo interno cinque Paesi caratterizzati da un’economia emergente ed in forte ascesa: Brasile, Russia, India e Cina. Il Sudafrica ne è entrato a far parte nel 2010.

Ventidue nazioni hanno chiesto formalmente l’adesione all’Organizzazione. Sono Algeria, Arabia Saudita, Argentina, Bangladesh, Bahrein, Bielorussia, Bolivia, Cuba, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia, Honduras, Indonesia, Iran, Kazakistan, Kuwait, Nigeria, Palestina, Senegal, Thailandia, Venezuela, Vietnam. Di questi Arabia Saudita, Argentina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia ed Iran sono stati ufficialmente accettati a partire dal 1° gennaio 2024. I fondatori costituiscono, con le nuove adesioni, il 36 % del PIL ed il 47% della popolazione mondiale. Dal 2024 inoltre circa l’80% della produzione mondiale di petrolio sarà sotto il contro del BRICS.  Ulteriori 40 paesi aspirano ad entrarvi. Il gruppo ha lavorato in passato in collaborazione con il Fondo Monetario Internazionale, il G20 e la Banca Mondiale per favorire una maggiore partecipazione dei Paesi emergenti nella governance delle strutture finanziarie mondiali. Adesso, alla luce di nuovi assetti geopolitici e di conflitti militari ed economici in corso, potrebbe spezzare l’egemonia mondiale USA e dettare nuovi scenari che vedranno sempre più presenti questi Paesi capaci di operare in piena autonomia rivoluzionando quei programmi di stato globale finora più o meno velatamente programmati dalle tecnocrazie occidentali. Le dinamiche intercapitalistiche subiranno una decisiva virata in quanto tali paesi rappresentano i principali produttori/fornitori mondiali sia di materie prime energetiche che agricole e di componenti industriali e semindustriali.

Il processo di de-dollarizzazione, anche alla luce dei nuovi assetti geopolitici che si sono determinati con i recenti conflitti, secondo gli organizzatori è divenuto un processo inarrestabile per il semplice fatto che gli Stati Uniti e l’UE, che le ha fatto da contorno, hanno perso l’egemonia mondiale e la moneta di conto dei regolamenti internazionali (che è anche la moneta di riserva usata delle banche centrali) non può non essere che quella del paese (o blocco di paesi) egemone a livello mondiale sia per forza militare che diplomatibricsca, tecnologica, ed economica. Tale processo avrà come cardine le riserve valutarie della PboC, nel frattempo quasi intatte. Il progetto di contrapposizione all’attuale egemonia USA, anche se non trapela nella cronaca occidentale, è espressione di una potente e pericolosa sfida lanciata dal BRICS all’Occidente. La storia infatti ci insegna che, fin’ora, nessun paese ha mai rinunciato alla sua egemonia senza aver prima provato a difendersi con le armi. Ed in questa ottica, secondo gli analisti indipendenti, l’aver spinto la Russia nelle braccia della Cina è stato un errore madornale. Vedremo durante il 2024 se i nuovi assetti politici ed economici post-elettorali (USA ed UE) porteranno saggezza e compromessi che scongiurino ben più grandi conflitti e portino i blocchi a confrontarsi su nuove logiche più collaborative.

di Guido Francesco Guida

Da: palermoparla.news

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