Una nuova sanità per i cittadini a partire dal territorio

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L’emergenza sanitaria del 2020 e 2021 ha messo in luce la debolezza della medicina territoriale che, pur se negata da circa un decennio, si è evidenziata con grande preoccupazione della nazione italiana tutta.

Il problema territorio

Era infatti noto, anche se sottaciuto da amministratori e media compiacenti, che le cause sono molteplici, stratificate e da ricercare anche tra i gestori. Sono, infatti, di tipo gestionale, burocratico, politico, ma anche epidemiologiche e sanitarie.

Burocratizzazione, perdita di competenze, isolamento operativo, eccessiva sindacalizzazione, medicina difensiva e ridotta empatia di fronte ad una utenza sempre più anziana, esigente ed afflitta da problemi prevalentemente cronici ha indirizzato i cittadini ad una visione sanitaria “ospedalocentrica” rendendo  evidenti i problemi anche nell’area ospedaliera. Abbiamo così assistito ai ben noti pronto soccorso perennemente intasati da file interminabili, ricoveri impropri, fenomeni di violenza. Ciò ha portato di conseguenza a fenomeni di insofferenza e di burn-out nei sanitari ospedalieri che, con scarsi incentivi economici e rischi sempre maggiori, hanno cercato vie alternative meno rischiose e più remunerative. Nel mezzo i cittadini che hanno vissuto un decadimento delle cure e della possibilità di accedervi. Nonostante la diffusa sofferenza di tutti, i costi della spesa sanitaria sono lievitati senza raggiungere la soddisfazione sia dei cittadini che dei gestori della sanità. Un panorama alquanto preoccupante che ha portato certa politica ad invocare, con facile demagogia, il semplice incremento della spesa sanitaria.

La cura

sanitaMa la soluzione era ben diversa: occorreva intervenire profondamente nei modelli gestionali alla ricerca di una medicina personalizzata, più organizzata e competente.  Più vicina ai cittadini i quali, da parte loro, dovrebbero partecipare attivamente con comportamenti sia di prevenzione che di cura consapevole ed attiva. E’ un cambio di paradigma: non più “ospedalocentrico”, ma di integrazione ospedale-territorio. Dove “un nuovo territorio” previene e tratta la maggior parte delle malattie e riserva agli ospedali, dialoganti con esso, i casi acuti e particolarmente complessi. Si sono quindi cercati modelli gestionali innovativi che potessero agire da filtro efficiente agli ospedali ridistribuendo l’impegno sanitario e garantendo una migliore soddisfazione ed efficienza dei servizi socio-sanitari.

L’occasione è nata dal PNNR nella missione-6 concretizzatasi nel DM 77/22 che ha definito l’architettura del nuovo progetto d’intervento. Una delle soluzioni più semplici, innovative ed adeguate allo sviluppo tecnologico della nostra società era comunque già nota da tempo e consisteva nell’adozione del fascicolo sanitario elettronico punto unico di condivisione e aggregazione delle informazioni rilevanti e di tutti i documenti sanitari e socio-sanitari generati dai vari attori del SSN e dei servizi socio-sanitari regionali. Un cassetto dove dovrebbe essere riposta tutta la nostra documentazione sanitaria, ma anche uno strumento per il controllo, la gestione e programmazione di una sanità quanto più personalizzata possibile ed aderente ai bisogni dei cittadini. Per la sua adozione si sono sprecati fiumi di parole ed inchiostro. Le prime linee guida nazionali risalgono, infatti, al 10-02-11 (Conferenza Stato – Regioni, ministro F. Fazio) e già dal 2012 in successione i Governi Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Conte e Draghi si sarebbero prefissati l’obiettivo di attivarlo.

Ma dobbiamo arrivare alle ultime Linee guida (GU Serie Generale n.160 del 11-07-2022) ed al DECRETO del 7 settembre 2023 (FSE 2.0) affinchè, a seguito del DM 77/22, si sia potuto cominciare a vederne l’attivazione pur se a macchia di leopardo. Il problema è legato alla volontà politico-sindacale di coloro i quali dovrebbero alimentarlo condizionata da interventi economici.

Cosa prevede la nuova medicina del territorio

Le strutture funzionali ed organizzative di seguito illustrate sono alla base del nuovo modello volto anche ad evitare ricoveri impropri e dovrebbero essere tradotte in pratica entro il 2026.

  • Ospedali di Comunità
    Strutture sanitarie con 20 posti letto che offrono assistenza sanitaria a bassa intensità assistenziale finalizzati sia alla presa in carico dei pazienti con patologie croniche o fragilità.
  • Case della Comunità
    Strutture aperte 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, che offrono servizi sanitari e socio-sanitari di prossimità alla popolazione che dovranno realizzarsi ogni 40-50mila abitanti, cioè almeno 1.350 a livello nazionale.
  • Centrale Operativa 116117
    Numero Europeo Armonizzato – NEA per le cure mediche non urgenti: è il servizio telefonico gratuito a disposizione di tutta la popolazione, 24 ore al giorno tutti i giorni, da contattare per ogni esigenza sanitaria e sociosanitaria a bassa intensità assistenziale.
  • Centrali Operative Territoriali (COT)
    Strutture – delle quali è prevista la realizzazione di almeno 600 unità – che svolgono una funzione di coordinamento della presa in carico della persona e raccordo tra servizi e professionisti al fine di assicurare continuità, accessibilità ed integrazione dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria. Servono a garantire l’accesso ai servizi sanitari in modo tempestivo e appropriato, ridurre i tempi di attesa e migliorare la qualità dei servizi sanitari offerti ai pazienti.
  • Unità di Continuità Assistenziale (UCA)
    Una ogni 100.000 abitanti, sono costituite da un’équipe sanitaria mobile distrettuale in grado di  garantire l’assistenza medica domiciliare e la temporanea presa in carico di pazienti o comunità, in condizioni clinico-assistenziali di particolare complessità, che non possono recarsi presso gli ambulatori medici.
  • Assistenza Domiciliare Integrata (ADI)
    È un servizio sanitario già presente in passato, ma spesso sottodimensionato in termini di risorse umane. L’ADI dovrà garantire l’assistenza domiciliare integrata a pazienti che necessitano di cure mediche ed infermieristiche caratterizzate da un livello di intensità e complessità assistenziale variabile nell’ambito di specifici percorsi di cura e di un piano personalizzato di assistenza
  • Rete delle cure Palliative

È costituita da servizi e strutture in grado di garantire la presa in carico globale dell’assistito e del suo nucleo familiare, in ambito ospedaliero, con l’attività di consulenza nelle U.O., ambulatoriale, domiciliare e in hospice.  Le cure palliative sono rivolte a malati di qualunque età e non sono prerogativa della fase terminale della malattia in quanto possono affiancarsi alle cure attive fin dalle fasi precoci della malattia cronico-degenerativa, controllare i sintomi durante le diverse evoluzioni della malattia, prevenendo o attenuando gli effetti del declino funzionale

Per tale organizzazione è anche prevista una nuova figura professionale già presente in altre nazioni: l’infermiere di Famiglia e Comunità (IFC).  Si tratta di una figura professionale che assicurerà l’assistenza infermieristica ai diversi livelli di complessità in collaborazione con tutti i professionisti presenti nella comunità. Sarà previsto uno ogni 3.000 abitanti e dovrà divenire la figura di riferimento dei processi infermieristici in ambito familiare e di comunità. Sarà portatore di conoscenze e competenze specialistiche nelle cure primarie e sanità pubblica e dovrà possedere delle competenze digitali che consentano di utilizzare al meglio i sistemi e i dispositivi messi a disposizione dall’organizzazione per garantire la miglior efficienza nello scambio delle informazioni tra tutti i soggetti coinvolti nel processo di cura.

sanita3Come già detto elementi fondamentali per la realizzazione del nuovo progetto di assistenza saranno la piena attuazione del fascicolo Sanitario Elettronico e la telemedicina. Quest’ultima con finalità preventive diagnostiche terapeutiche e riabilitative. Sono previsti, nell’ambito del telecontrollo e teleconsulto: televisita, teleconsulenza medico-sanitaria, teleassistenza, telemonitoraggio.

Questa organizzazione non sarà possibile se, come già detto, non prevederà anche la partecipazione dei pazienti con un nuovo ruolo di advocacy ovvero di quel processo civile con cui i cittadini cercano di dare appoggio ad una politica socio-sanitaria, economica e legislativa volta ad influenzare la distribuzione delle risorse umane e monetarie presenti. In questo quadro, infatti, il Decreto Ministeriale riconosce un ruolo fondamentale alle associazioni dei pazienti, che saranno coinvolte nei processi decisionali e di controllo nel campo delle Case della Comunità. Essi dovranno infatti co-progettare i servizi, partecipare alla programmazione e seguire la realizzazione, monitorando anche le attività promosse. Una novità che offre opportunità mai avute in precedenza, ma carica anche di responsabilità per i rappresentanti dei pazienti.

Problemi in corso d’opera:

Soprattutto i tempi legati alla realizzazione/riconversione degli edifici ed il reperimento di qualificate risorse umane. In atto, ad esempio, è presente una diatriba sulla posizione giuridica contrattuale dei medici di famiglia che il Ministero preferirebbe a regime contrattuale di dipendenza.  Fnomceo, Smi e Fimmg, Cgil ed ENPAM sono contrari, favorevole Fp Cgil Medici di Medicina Generale. Pensiamo, comunque, che alla fine si arriverà ad un compromesso poiché già nell’ultimo contratto di convenzione con il SSN, firmato nel 2024, c’erano gli strumenti per definire la partecipazione oraria dei medici di famiglia nelle Case della salute.

Anche se, come sempre a tutti i livelli amministrativi, salari differenziati ed incentivi meritocratici sarebbero la soluzione per creare maggiore efficienza.

Un percorso nuovo che dovrà necessariamente essere attivato dagli attori sanitari ed amministrativi, ma che dovrà essere anche conosciuto dai cittadini. E’ per questo motivo che sarà fondamentale una buona comunicazione a tutti i livelli, ma anche la realizzazione di corsi e di Interventi mass-mediatici per diffondere il nuovo messaggio e creare la nuova figura del paziente e del caregiver informato. Compito, quest’ultimo, che dovrà essere svolto da istituzioni ed associazioni qualificate e non dalla consultazione spesso fallace della Rete.

di Guido Francesco Guida

SETTIMANA DELLA CUCINA ITALIANA IN TEXAS

Salute, benessere, gusto e tradizione al centro delle iniziative in programma per la Settimana della cucina italiana in Texascucinaitaliana

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Il Consolato Generale a Houston ha organizzato il 20 novembre 2024, una serata speciale dedicata ai benefici della dieta mediterranea, con un focus sulla prevenzione delle malattie cardiovascolari e gastrointestinali.
L’evento al The ION (4201 Main Street Houston, TX 77002) ha visto la partecipazione di due illustri medici italiani, il Professor Luigi Ricciardiello, esperto di gastroenterologia presso il Dipartimento di Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione dello UT MD Anderson Cancer Center, e il Professor Angelo Nascimbene, Professore associato presso il Center for Advanced Cardiopulmonary Therapies and Transplantation at UT Health Houston. I relatori hanno parlato del ruolo della dieta mediterranea nel prevenire e curare le principali malattie croniche trasmissibili come quelle cardiovascolari e metaboliche.

Ricordiamo che la nuova dieta mediterranea, aggiornata sulle nuove acquisizioni scientifiche, cerca di ovviare alla diffusione delle diete americane da fast food non proprio salutari che fanno riferimento all’ormai vecchia proposta dal Dipartimento dell’Agricoltura statunitense. La nuova piramide alimentare si fonda su due concetti chiave: da un lato che non tutti i grassi hanno le stesse valenze nutrizionali, e dall’altro che la classica differenziazione tra carboidrati semplici e carboidrati complessi, in voga da parecchi decenni, non è più adeguata per permettere ai consumatori di selezionare gli alimenti. Non tutti i grassi hanno la stessa valenza nutrizionale.  Solo i grassi saturi (per lo più di origine animale, come il burro), debbono essere particolarmente limitati. Infatti, i grassi di origine vegetale (soprattutto l’olio di oliva, meglio se extra-vergine) vanno collocati verso la base della piramide, con un’indicazione specifica che suggerisce quindi di consumarli tutti i giorni. Si realizza così una nuova piramide alimentare  dove ii cibi alla base sono quelli che si possono utilizzare quotidianamente, mentre quelli al vertice sono quelli che è meglio limitare e consumare su base settimanale.  Tiziana Triolo, della Cook 2 Learn Academy, ha offerto ai presenti l’opportunità di scoprire e imparare a preparare piatti tipici della tradizione mediterranea. L’evento si è concluso  con un aperitivo italiano, durante il quale si sono gustati piatti autentici e si è partecipato a momenti di condivisione di esperienze alimentari e di vita dalle origini italiani.

Il 20 novembre, ad Austin, il Dipartimento di Francese e Italiano dell’Università del Texas ha presentato  “La dolcezza della tradizione”, un evento che riunisce due imprenditori italiani che, mantenendo vive le tradizioni culinarie italiane negli Stati Uniti, riflettono sulla sostenibilità e sulla cultura gastronomica.Dalle 16.00, nell’Auditorium Jessen della University of Texas at Austin sono intervenuti la pasticciera Silvia Zolfanelli e il gelataio Marco Silvestrini che hanno condiviso  le loro esperienze personali e le riflessioni sulla preservazione delle tradizioni culinarie italiane, con un focus sull’importanza culturale del loro mestiere. L’evento ha offerto  anche l’opportunità di assaporare alcuni dei loro prodotti, tra cui dolci e gelato.

Ricordiamo infine che il 16 Novembre 2010, l’UNESCO ha iscritto la Dfruttaieta mediterranea nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità, su proposta di Italia, Spagna, Grecia e Marocco, definendola “un insieme di competenze, conoscenze, riti, simboli e tradizioni, che vanno dal paesaggio alla tavola”

Attenzione quindi alle etichette alimentari, all’origine dei cibi ed al modo con cui i cibi vengono confezionati e proposti agli utenti.

Guido Francesco Guida

Di nuovo in campo il generale Vannacci con “Il Coraggio Vince”. Un impegno per l’Italia, ma anche per l’Europa

Anche “Il Coraggio vince”, secondo libro del generale Roberto Vannacci, non passa inosservato.  Noi lo abbiamo letto. Si tratta di un volume autobiografico che narra, con assoluta confidenza e sincerità, la sua storia, la propria esperienza di vita e della sua famiglia per così svelarci, come sono maturate le osservazioni socio politiche esplicitate nel primo libro “Il mondo al Contrario”.  Un volume, quest’ultimo, balzato, alcuni mesi fa, in cima alle vendite nazionali e che tanto scalpore ha suscitato. Apprezzato da tanti, aspramente criticato dal mainstream e dai sostenitori di quella visione politica che, per circa quarant’anni,  ha governato l’Italia cercando di egemonizzare i costumi e le idee.  vannacci1

Anche questa volta si tratta di un libro “al contrario” che ci racconta un’esperienza in cui si riconoscono molti di coloro i quali si sono impegnati, hanno studiato e lavorato cercando di raggiungere, anche con fortune alterne, gli obiettivi che si erano prefissati da giovani. Il tutto nel rispetto di ideali e valori che i propri genitori avevano loro inculcato sapendo che nella vita nulla ti è dato “gratuitamente” e che studi, competenza, lavoro e posizione sociale sono il frutto di sacrifici e rinunce.

Ma tornando al nostro Vannacci leggendo le sue pagine di vita ci accorgiamo di una vita straordinaria non inquinata dai cambiamenti ideologici imposti alla nostra società in questi ultimi decenni.  Una esperienza di vita vissuta sempre al limite dell’impegno con caparbietà e coraggio. Sempre presente, da militare, al giuramento fatto, ma anche a stesso e alla sua famiglia. Animato da senso del dovere, spirito di sacrificio e voglia di progredire.

Una vita da incursore, sfrontato ed irriverente verso il pericolo, in quanto sa che “se una cosa è impossibile un incursore può farla” e non importa se venga fatta in Somalia,  Yemen, Bosnia, l’Iraq o Afganistan. Tutti Paesi in cui Vannacci si è speso con coraggio ed impegno portando a casa esperienze che lo hanno maturato nelle proprie convinzioni e valori.

E, nella trama del suo libro, Vannacci, da abile interprete della nostra società, alterna episodi legati alla storia della sua vita a quelli del mondo della comunicazione. Popolato da giornali spesso parolai, partigiani e sensazionalistici votati ad una rappresentanza di casta. Talk show televisivi dove le interviste nascono e si muovono sulla battuta, sull’applauso estemporaneo, spesso su una rappresentazione fatua. Avulsa dalla vita reale fatta di rischi e conflitti veri. Protagonisti ed antagonisti da “infotainment” che ormai animano le nostre serate spesso dandoci l’illusione che tutto possa essere dileggiato e disprezzato basandosi sui mutevoli umori dell’opinione pubblica, del sondaggio o degli interessi più o meno nascosti di quella o questa organizzazione. Sì perché ormai l’uomo, la Nazione contano poco, sono le “organizzazioni europee” ed internazionali che, allineate al “pensiero progressista”, debbono indicarci la strada. Le parole d’ordine sono: eco green, diritti ed accoglienza indiscriminata, riscaldamento globale, resilienza, migrazione ineluttabile dei corpi e delle identità. Non che alcune osservazioni non siano vere, ma quando vengono travisate ed utilizzate a fini ideologici perdono purtroppo anche le basi iniziali ed allora andrebbero riviste, storicizzate e contestualizzate per contribuire ad una vera crescita della società.

In altre parole una vita descritta nel libro che ha fatto del merito la propria bandiera. Ma in Italia, dal ’68 esiste una crociata contro il merito. Contro l’art. 36 della Costituzione italiana ”I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi” mentre al contrario  hanno prevalso il familismo sociale e politico che hanno innescato quel circolo vizioso del demerito che, ammantato da buonismo, inclusione ed accoglienza incondizionata ci ha fatto perdere produttività e ricchezza economica e morale a favore di clientelismo e debito pubblico e sociale. questo sì un vero fardello per chi verrà dopo!

Infatti contro i libri di Vannacci hanno subito alzato la voce i soliti noti radical chic poiché sarebbero espressione di mancanza di profondità, di una scrittura piuttosto elementare con un’epica familiare stucchevole, di stili di vita archiviati anzi socialmente sanzionabili, espressione di cose denigrabili tipiche del conservatorismo identitario, di nazionalismo.  Espressione di quei valori abbandonati dalla società forse anche perché responsabili ed onerosi e, conseguentemente, tacciati di essere retrogradi ed incompatibili con pretestuosi diritti umani.  Il tutto mentre i soliti lanzichenecchi scendono in piazza invocando libertà di protesta, ma pretendono di non far parlare gli altri. Contro le forze dell’ordine che di fronte alla violenza fisica dovrebbero chinare il capo altrimenti vanno etichettati come  servi del regime.

E noi italiani? Noi che, a seguito di tutta una serie di concessioni e norme volute in questi ultimi 30/40 anni dai nostri governi, abbiamo abdicato alla nostra storia, al nostro passato non avremmo più alcun valore, saremmo uno sfacelo se non ci avessero salvato e dettato i nuovi comandamenti da rispettare. Nel nostro supremo interesse. E nessuno è autorizzato a contrariare il percorso “salvifico”, anzi sarebbe un sacrilegio metterlo in dubbio! Ci hanno salvato o vorrebbero salvarci dal collasso economico, dal riscaldamento o dalla glaciazione globale, dagli autocrati, dal COVID-19 e da tutte le epidemie a venire. Il tutto attraverso ideologie politiche fallimentari ripetutamente bocciate dalla storia in quanto gabbie per la mente e lo spirito sia dei singoli che delle collettività in un’Italia dove i propri cittadini, campioni di resilienza, dovrebbero essere ridotti alla obbedienza, per divenire terra di passaggio e di doverosa accoglienza, senza nulla chiedere e pretendere.

In questi ultimi giorni abbiamo appreso che il generale Vannacci si candiderà alle elezioni europee come indipendente nelle file della Lega. E’ la goccia che ha fatto traboccare il vaso.  L’informazione consapevole è partita a razzo per denigrarlo. Non ultime le frasi travisate sulle classi differenziate per i disabili in base alle loro capacità. Il generale ha poi chiarito dicendo che intendeva con la sua osservazione fornire maggiore supporto sia ai diversamente abili che ai supposti normali che spesso si adagiano nella confusione totale.

La scuola non è una associazione di mutuo soccorso , ma dovrebbe tornare, come succede nelle altre nazioni occidentali, ad insegnare cultura e competenze ed a foggiare talenti per competere con gli altri, a crescere ed a dare il proprio contributo soprattutto ai propri concittadini. senza mai dimenticare il bisogno, la sofferenza e la solidarietà. Ed il merito dovrebbe essere il vero ascensore sociale garantito indipendentemente dalla propria estrazione sociale. La cosiddetta inclusione senza impegno e merito è una parola vuota. Una parola che abbassa l’asticella della competenza e del coraggio. Occorre cambiare una scuola che purtroppo sforna spesso analfabeti di ritorno con livelli qualitativi ridicoli e che si basa esclusivamente sui numeri e sulla facilitazione degli studi. Occorre invece più impegno e meccanismi strutturali volti a sostenere economicamente i ragazzi capaci e meritevoli soprattutto dei ceti popolari e svantaggiati. Questa è la vera prospettiva se si vuole tornare ad essere protagonisti e competitivi nel mondo. Invidia sociale e vittimismo vanno sostituiti dall’impegno e dal coraggio che trasformano la competizione in collaborazione e l’invidia in ammirazione. E una società libera ha bisogno di persone capaci e meritevoli per crescere ed attenuare i condizionamenti dell’origine sociale.

Questo il percorso che dai libri di Vannacci prende corpo per una vera matura politica identitaria e, certamente, abbastanza controcorrente.

Coraggio generale continui con il suo impegno a fare l’incursore anche in Europa. Ce n’è tanto bisogno!

di Guido Francesco Guida

PER UNA NUOVA SANITA’ …

Le linee guida sono divenute il vangelo della moderna sanità. In tutte le sue fasi: dalla prevenzione, alla cura, alla riabilitazione. Anche le strutture fisiche ed organizzative vi soggiacciono. Lo vuole l’Europa è il mantra ed il PNNR resiliente ed inclusivo è il piano d’intervento. Risolve tutto, soprattutto nella gestione del territorio, il grande assente nell’ultima pandemia. Certamente con la più o meno velata complicità dei governi sanitari che l’hanno gestita. Le linee guida recitavano: tachipirina, vigile attesa e perfino sanzioni per i sanitari disobbedienti. Quelli che cercavano di arginare l’abbandono dei pazienti. Il refrein ha fatto scuola e si è istituzionalizzato.

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Finita la pandemia, da tempo invece l’accento si pone sulle “liste di attesa” responsabili di tutti i mali. Paginate di giornali. Commissioni ridondanti. Senza che ci si chieda cosa riguardino tali prestazioni. In attesa come dei molossi, se siano appropriate (diversi studi ne evidenziano un 40% inutili) e, quindi, se meritino di  essere espletate. Poi subentra la logica, ormai divenuta imperante, che di fronte ad un problema non si cerca di intervenire sulla fonte del problema, ma si pensa che la soluzione sia quella di aumentare le risorse fisiche ed umane. E, se non basta, si fanno venire dall’estero. Così tutto si risolverà. Poco importa l’efficienza.  Sindacati, forze politiche e stampa saranno soddisfatti.  L’importante è non creare conflitti altrimenti il consenso si attenua. Anche se fortunatamente, in quest’ultimo anno, sembra che l’approccio sia stato più ragionevole. Si è fatta un’analisi dei bisogni di salute. A parere di molti sottovalutata. Si è passati alla realizzazione di progetti che comprendono; case della comunità (i vecchi PTA che poco funzionavano ed a cui è stato cambiato il nome), ospedali di comunità e centrali operative territoriali (COT).

Ma torniamo alle linee guida.

Le linee guida sono veramente state una rivoluzione nell’approccio alla salute. Negli anni ’70 si è passati dal soggettivo e fallace ipse dixit (l’ha detto quel medico, quel barone, quel primario e quindi è giusto) alle carismatiche linee guida. Documenti di consenso che nascono con l’obiettivo di guidare le decisioni ed i criteri relativi alla diagnosi, gestione e trattamento di una certa condizione clinica. Giusto e ragionevole tale passaggio che tenta di porre in primo piano la ricerca, le novità, il dubbio, il lavorio costante e controverso della medicina e delle scienze in generale. La tesi e l’antitesi, di hegeliana memoria, che cercano una sintesi attraverso il costante vaglio della prova, dell’esperienza galileiana. Giungendo ad una sintesi – temporanea – che dovrà essere sottoposta all’esame della pratica clinica per valutarne l’efficacia attraverso studi trasversali, longitudinali, trial clinici randomizzati sperimentali. Ma va sempre così? Chi fa parte del panel che definisce tali linee guida? Panel che dovrebbero essere assolutamente obbiettivo e  privo di conflitti di interessi. Certamente medici/chirurghi competenti ed illuminati, biologi, professionisti sanitari, statistici. Ma questo è sufficiente?

Il ruolo del paziente

Quale è  il ruolo e la presenza del paziente e delle associazioni del terzo settore che lo rappresentano?
Sul tema, invero, è da tempo in corso,  anche sulle maggiori riviste mediche internazionali,  un grande dibattito. Soprattutto su due importanti temi:
– Ancora poca trasparenza tra i partecipanti alla stesura delle linee guida;
– Il vantaggio di includere preferenze ed esperienze dei pazienti anche tramite associazioni che li rappresentano per migliorare le linee guida cliniche.
Il primo tema merita un approccio molto documentato e che comunque va  affrontato a parte ed in diverse sedi. Qui ci soffermiamo brevemente sul secondo tema.
Includere i pazienti non significa che debbano essere loro sottoposti rilevanti temi scientifici, ma piuttosto che un nuovo bagaglio di evidenze qualitative soggettive potrebbe aiutare gli autori ad identificare particolari condizioni e ad considerare specifiche raccomandazioni. Soltanto così, infatti, le linee guida potranno diventare più informate, accettate e ricche di specifici contenuti aderenti alla realtà.
Quest’ultimo elemento è anche la base di uno dei maggiori temi nella Sanità delle nazioni più evolute e  che viene definito come Value-Based Healthcare (VBH). Un sistema che, a parole, è propugnato anche dal famoso PNRR e che è basato sul rapporto tra il benessere reale delle persone ed i costi sostenuti nel ciclo di cura. È l’assistenza basata sulla persona (Patient centered care) che richiede di considerare in primis le determinanti che portano all’attribuzione di valore da parte del paziente.
Infatti in questo ambito è noto:
– che il valore attribuito dal paziente è spesso diverso rispetto a quello attribuito dai portatori di interesse nell’azienda salute (stakeholder);
– che, checche’ se ne dica, non tutti i pazienti ricevono lo stesso trattamento per la stessa malattia sia per determinanti oggettive (genere, razza, origini culturali e sociali) che soggettive, perché spesso i pazienti (e le loro famiglie) vogliono essere trattati in base alle loro preferenze;
– che la qualità della cura data in termini di outcome (risultato) per i pazienti differisce molto in rapporto alla sede geografica ed alla struttura in cui viene praticata;
– che la mancanza di standard di qualità affidabili e di obiettivi nazionali rende difficili le valutazioni ed i confronti tra i diversi nuclei di cura;
– Infine che se in campo medico, il significato attribuito alla qualità dipende dalle capacità del medico, dai risultati del laboratorio o dalla performance chirurgica, da parte del paziente l’attribuzione di valore viene dato spesso da una buona e comprensibile comunicazione, dalla lunghezza dell’attesa, dalla gentilezza del medico, dalla presenza di eventi avversi nelle terapie e ultimo, ma non meno importante, dalla presenza di facilities nella struttura, non ultima la bontà del caffè servito.

Conseguentemente la percezione del valore attribuito dal medico può grandemente differire da quella del paziente con serie ricadute non solo sulla “patient satisfaction”, ma anche sugli outcome clinici.
Questo incide profondamente sulla tenuta dello stesso SSN dove ancora la soggettività e l’appartenenza la fa da padrona. L’invecchiamento della popolazione, il peggioramento delle determinanti sociali della salute, le maggiori aspettative dei pazienti, l’alto costo dei nuovi trattamenti, il danno derivante dal crescente inquinamento ambientale, contribuiscono ad una crescente richiesta di salute che tarda ad essere soddisfatta e che spesso non trova adeguate risposte.
Allora oltre ai COT, alle case ed agli ospedali di comunità, che ben venga anche la presenza dei pazienti, dei familiari e delle associazioni dei pazienti per suggerire, orientare e valutare nella definizione non solo delle linee guida, ma anche nella declinazione nella pratica delle stesse. E ciò a livello regionale, di ospedale e di ASP. Solo così  otterremo un’assistenza medica sicura, efficace, tempestiva e partecipata da chi la riceve. È questo il nostro auspicio e quello di una categoria sociale a cui prima o poi tutti apparterremo: i pazienti.

di Guido Francesco Guida

Musica a Palermo per Natale

Le chiese di Palermo ospiteranno diversi concerti per celebrare il Natale 2023.palermonatale

Il primo si svolgerà  mercoledì  27 dicembre alle 19.00 nella monumentale chiesa di San Francesco Di Paola ad opera dei Monesis duo. Il duetto è formato dal fisarmonicista Giuseppe Mazzara e dalla sassofonista Giorgia Grutta: due caratteri e strumenti differenti, quasi opposti, ma che grazie alle loro caratteristiche timbriche si sposano perfettamente per un viaggio dalla musica classica al tango, attraverso Vivaldi, Corelli, Bach, Silvio Zalambani, Andrea Ferrante, Gorka Hermosa e l’amato Piazzolla. Mazzara e Grutta sono insegnanti in istituzioni ad indirizzo musicale e si stanno specializzando, frequentando il biennio di musica da camera, al Conservatorio di Trapani.

Il secondo si svolgerà giovedì 28 dicembre nella chiesa della Pietà alla Kalsa e accoglierà il MeraKi Quartet, formato da giovani musicisti che fanno parte dell’Istituto Pagoto di Erice, la flautista Giusy Pellegrino, dalla pianista Giovanna Mirrione, dal violoncellista Ceo Toscano e dal chitarrista Antonino Veneroso. Musiche di Piazzolla, Rachmaninov, Ortolano,  Foderà, Toscano,Tarrega e Villa-Lobos.

Gli altri, secondo il calendario sotto indicato, saranno del “Trio Trinidad en Vivo”, del “Duo AltoPiano”, di “Giacomo Candela” Brass Ensemble, de “I seiottavi”, di “Albisiphon Ensemble”, di “Sicily Ensemble” e di dell’Orchestra di fiati trapanese Fe.Ba.Si..

Promotore della rassegna è il Rotary Club Palermo Est, a cui si uniscono Lions, Inner Wheel, Soroptimist, con Zonta, Volo, Ande, Fidapa, Zyz, FAMP, ex Allievi del Gonzaga, Ordine Dinastici di Casa Savoia e il Conservatorio Scarlatti ed altre associazioni cittadine, con il sostegno dell’Assessorato comunale alla Cultura su indicazione diretta dell’assessore Giampiero Cannella, e il contributo della Settimana delle Culture, di Fanaleartearchitettura, Spazio Cultura, di I.D.E.A. Hub e il sostegno dell’Accademia Musicale Siciliana. La manifestazione è organizzata dal direttore Gaetano Colajanni.

A tutti buon ascolto!

IL PROGRAMMA

Martedì 26 dicembre ore 20 | Cattedrale di Palermo

Direttore  Gaetano Colajanni

Violini solisti: Gianni e Manuel Burriesci

Mercoledì 27 dicembre  ore 19 | Chiesa San Francesco di Paola

Monesis Duo DuoMonesis

Giuseppe Mazzara (fisarmonica) e Giorgia Grutta (sax soprano)

Giovedì 28 dicembre  ore 19 | Chiesa della Pietà alla Kalsa

MeraKi Quartet meraki

Giusy Pellegrino (flauto), Giovanna Mirrione (piano),

Ceo Toscano (violoncello) e Antonino Veneroso (chitarra)

Venerdì 29 dicembre ore 19 | Chiesa Santa Teresa alla Kalsa

Trio Trinidad en Vivo

Angelo Accardi (chitarra), Samuel Davì (tromba) Guna Cammalleri (percussioni)

Sabato 30 dicembre  ore 19 | Chiesa della Concezione al Capo

DUO AltoPiano

Salvatore Giuliano (viola) e Adriana Biondolillo (pianoforte)

Martedì 2 gennaio ore 19 | Chiesa Sant’Anna la Misericordia

“Giacomo Candela” Brass Ensemble

Mercoledì 3 gennaio ore 19 | chiesa di Casa Professa

I SeiOttavi

Germana Di Cara, soprano; Alice Sparti, mezzosoprano; Giulia Fassari, contralto; Ignazio Catanzaro e Ernesto Marciante, tenori; Vincenzo Gannuscio, baritono; Massimo Sigillò Massara

Giovedì 4 gennaio ore 19 | Chiesa San Giuseppe dei Teatini

Albisiphon Ensemble

Carmen Maggiore, soprano; Mario Scirè, chitarra; Giuseppe Balbi, clarinetto;

Salvatore Buetto, Fabio Faia, Luca Roccaro e Salvatore Saladino, flauti; Guido Maduli, chitarra elettrica

Venerdì 5 gennaio ore 19 | Chiesa della Gancia

Sicily Ensemble diretto da Franco Foderà

Giovanna Mirrrione (pianoforte); Daniele Collura ( fisarmonica); Antonella Scalia (violino);

Federico Caleca (viola); Francesca Fundarò (violoncello); Giuseppe Adamo (chitarra);

Alessio Greco (basso/chitarra); Andrea Sortino (flauto); Nicoletta Bellotti (voce solista)

Presentazione a cura di Giacomo Rodriquenz

Sabato 6 gennaio alle 19.30 | Chiesa di San Domenico

Orchestra di fiati trapanese Fe.Ba.Si

diretta da Rosario Rosa/ Nicolò Scavone

Solista Franco Foderà (pianoforte)

di Guido Francesco Guida

Babbo Natale una tradizione da sogno

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Ormai ci siamo, siamo a Natale, ed è tempo di Babbo Natale. Di quell’uomo canuto con la barba bianca, spesso accompagnato dalle renne, che annuncia il suo arrivo suonando campane e campanelli. Allegro e sorridente porta doni a bambini e grandi magari ponendoli sotto l’albero in attesa di essere distribuiti tra l’allegria e la gioia di tutti. Un rito un po’ pagano che convive con i nostri presepi rappresentazione della Natività. Un esempio di grande simpatia e di improvviso ritorno ai tempi della nostra fanciullezza.
Sembra come se fosse sempre esistito! Ma così non è…
Tutte le versioni del Babbo Natale moderno, chiamato Santa Claus nei paesi anglofoni, derivano principalmente dallo stesso personaggio storico: san Nicola (280-circa 350 d. C.), vescovo di Myra (oggi Demre, città situata nell’odierna Turchia). Un uomo dalle grandi risorse umane e spirituali di cui, per esempio, si racconta che ritrovò e riportò in vita cinque fanciulli, rapiti ed uccisi da un oste, e che per questo era considerato il protettore dei bimbi. L’appellativo Santa Claus deriva invece da Sinterklaas, nome olandese di san Nicola. Ed anche qui il Babbo Natale, meglio Santa Kalus, è un personaggio, un uomo che viene dalla terra del sole di mezzanotte dove la luce dura quasi 24 ore. Leggende, fantasie? Invero, tornando al nostro personaggio, la storia ci insegna che furono i Newyorkesi a definirne l’aspetto, la gestualità ed il linguaggio attraverso i quali è conosciuto in tutto il mondo. E fu Washington Irving, il grande scrittore Newyorkese, il suo primo biografo. americano. Egli, infatti, con lo pseudonimo di Diedrick Nickerbocker, lo descrisse nel suo primo grande libro del 1809 “A History of New-York from the Beginning of the World to the End of the Dutch Dynasty”, una satira della storia locale e della politica contemporanea. San Nicola, infatti, secondo la storia narrata nel libro, arrivò a New York sulla nave olandese Goede Vrouw e, sempre nel libro, si presentava con un carro trainato da un cavallo con “un ampio cappello, dei calzoncini ed una pipa che terminava alla fine di una curva”. In effetti era la caricatura del vescovo di Mira che nel medioevo era notissimo, leggermente meno popolare della Vergine e suo Figlio. Ma la storia continua … ed il personaggio fu ulteriormente ripreso e, questa volta, accostato alla sua attuale presentazione con una slitta trainata da una renna nel 1822 quando il Dr. Clement Clarke Moore scrisse un poema natalizio per ragazzi. Negli anni successivi la renna trovò compagnia formando un team di ben 8 renne. Le canzoni Jingle Bells https://m.youtube.com/watch?v=NJ8U6TEO-qE di James Pierpont del 1857 e quella di Gene Autry (1949) “Here comes Santa Claus” https://m.youtube.com/watch?v=8do4_RIDkCs che vedono e ci fanno sentire un sempre festante e gioioso Santa Klaus hanno fatto il resto. Cantate e registrate da numerosi artisti, tra cui Louis Armstrong, i Beatles, Frank Sinatra, Luciano Pavarotti hanno dato musica e melodia al personaggio. Che piace a tutti; grandi e piccini.
Anche se Babbo Natale, da alcuni anni divenuto un mezzo di promozione ed invito al consumismo, a guardarlo bene, non è certo un esempio di buona salute. Obeso, con la sigaretta o pipa in mano dà l’impressione di avere certamente assaporato gran parte di quei dolciumi che porta in saccoccia. Ma come si fa a colpevolizzarlo! È così carino e generoso e ci da tanta spensieratezza ed allegria.

Qualcuno vorrebbe farci credere che non esiste come si tenta di fare con la “cancel culture” o come è accaduto in questi giorni nel vicentino, con grande tristezza e delusione dei ragazzi, in una scuola elementare. Ma poi rileggiamo il “Canto di Natale” di Dickens ed alla fine insieme a Scrooge, prima avaro ed egoista, capiamo che il miglior modo per affrontare e superare i mali sociali, è proprio la rinascita morale dell’individuo che passa anche dal nostro vecchio Babbo Natale. Ed allora, ad essere sinceri, anche noi vorremmo essere come lui, almeno per Natale!

Guido Francesco Guida

CRISI SOCIETA’ SCIENTIFICHE. CAUSE E POSSIBILI SOLUZIONI

“Si ostinano a mantenere inalterate certe liturgie, come congressi nazionali o regionali, che sono divenute mere sfilate di oligarchie stantie rappresentative soltanto della loro vanagloria” questo il commento di diversi attenti osservatori sul comportamento di buona parte delle attuali società scientifiche in ambito medico-chirurgico. Comportamenti che le porrebbero lontane dalla New Jersey Medical Society, storicamente nota come la prima società scientifica che in quel lontano 23 luglio 1766 nasceva “for the avancement of profession and the promotion of public health.

             In Italia si stima che circa 1/3 dei medici abbia fatto parte di una delle 350 e più società scientifiche che, con poche eccezioni, hanno prodotto o sponsorizzano una pletora di migliaia di corsi, ECM, congressi e siti informatici tronfi e sclerotizzati. Questo il panorama apparente e passato poichè oggi assistiamo

iphone 588ad una crisi della maggior parte di tali società scientifiche dovuta non solo alla recente pandemia da Covid-19, ma a ragioni pratiche e di sostanza. Crisi che si concretizza in una scarsa partecipazione alle occasionali iniziative societarie non solo di natura scientifica. E in una riduzione del numero degli iscritti attivi – spesso non noti – e  che comunque fonti qualificate segnalano andare dal 50 al 60% ed, in taluni casi, spingersi fino all’80-90%. Le cause non possono essere attribuite solo a carenza di fondi, ma ragionevolmente possono essere catalogate, per chiarezza di esposizione, in esterne – in buona parte subite – ed interne, talora volute.

Tra le esterne ricordiamo:

  • quelle legate fondamentalmente all’Information overload o sovraccarico informativo che è il risultato dell’esposizione degli individui a una quantità di informazioni superiore alla loro capacità di elaborazione. Ciò comporta conseguenze sull’attenzione, sulla comprensione e sulla capacità di prendere delle decisioni. Principali esempi di sovraccarico derivano da: teleconferenze e meeting, giornali on line, scientific open access sulla rete, forme di interazione informatiche sia unidirezionali (e-mail, blog) che circolari (social network, whatsapp, gruppi di discussione);
  • quelle Culturali: attengono ai valori disciplinari rappresentati e custoditi dalle società scientifiche ed, in definitiva, all’oggetto sociale. Le Società non aggiornano il corpus di conoscenze e competenze che connotano la loro disciplina adeguandolo ai cambiamenti della medicina e della società per cui non sono più percepite come fonte della normatività professionale nei confronti del mercato sanitario; le linee guida sono la nuova scienza e divenute ormai sempre più transnazionali hanno difficoltà ad affermarsi in ambito sanitario che necessità di medicina di prossimità e di personalizzazione. La Società scientifica non è più percepita come un riferimento, un soggetto forte, indipendente da interessi personali e generali.  Conseguentemente la Società non appare all’esterno come un soggetto forte di advocacy. Intendendo per advocacy quell’insieme di azioni con cui un soggetto si fa promotore e sostiene attivamente la causa. Nel campo della salute, in particolare, viene meno percepito lo sforzo nell’indirizzare o modificare le politiche pubbliche e la destinazione di risorse in una direzione favorevole alla salute dei singoli cittadini e della comunità. Ad esempio riferendosi al motto della Società Europea di Cardiologia (ESC) – to reduce the burden of cardiovascular disease – viene poco percepito l’impegno affinchè si riduca  l’impatto delle malattie cardiovascolari;
  • quelle Sociologiche: conseguenti ai mutamenti dell’organizzazione sanitaria. Tra di esse da segnalare: l’invecchiamento degli iscritti, la crisi delle vocazioni, l’antico contrasto tra esigenze e ruolo dei membri scientificamente attivi e quelli non attivi.

Tra le interne ricordiamo:

  • reiterazione e comunanza di temi scientifici, con chiusura dell’impegno in attività non gratificanti per i propri membri. Come, ad esempio, l’impegno sociale (presenza nei comitati di controllo ed indirizzo socio-sanitario, campagne educazionali etc…). Spesso poi accade il voler racchiudere il ruolo di una Società nel congresso annuale opera del singolo o di pochi oppure nella pletora di riunioni da provider di ECM. Ciò non fidelizza i soci. Spesso infatti assistiamo ad un tipico bias egocentrico del gruppo direttivo, a quella illusione adattativa per cui tendiamo ad attribuirci successi e comportamenti positivi. Il governo degli “eletti” inaridisce presto la Società e la trasforma in una conventicola di nessuna rilevanza e senza alcun seguito reale;
  • conflittualità tra correnti ospedaliere, universitarie e territoriali. Eccessivo frazionamento in subspecialità sbilanciate sull’organizzazione di eventi coincidenti con gli interessi degli sponsor più che sulle esigenze dei professionisti. Eventi ricchi di lanci di certi studi o auspicabili soluzioni più che di conoscenze acclarate, pratiche professionali e governo clinico;
  • ciò porta a mancanza spesso di una robusta leadership oggettiva e responsabile. La accountability di persone e azioni del “consiglio direttivo” deve essere la regola. Intendendo per accountability non solo il sinonimo di trasparenza, apertura o buon governo, ma il rendere conto della propria condotta nei confronti dei soci. Ricordando che la responsabilità da parte degli amministratori che impiegano il capitale societario dovrebbe avvenire sia sul piano della regolarità dell’azione che su quello dell’efficacia della gestione. Quindi assistiamo spesso a carenza di capacità e responsabilità della leadership. A scarsa consapevolezza di rappresentare i valori core della Società. Dovrebbe inoltre essere sempre garantita credibilità culturale e morale e indipendenza da industria e fornitori. Tutti elementi alla base di un corretto rapporto leadership-soci fondamento di credibilità e soluzione per la soluzione di problemi scientifici, ma anche organizzativi e professionali. iphone 161
  • capacità di essere attrattivi nei confronti dei soci presenti e futuri mantenendo ed irrobustendo il brand anche con gruppi di lavoro e studi condivisi. Questi ultimi oggettivamente importanti sia per il socio che per i pazienti cittadini. Una buona leadership dovrebbe poi anche proporre occasioni di incontro ed anche di svago.

 

Possibili soluzioni:

  • componente fondamentale in una società scientifica nazionale è la Regionalizzazione degli interessi base di una formazione “close to members” per bisogni, disegno formativo e verifica degli outcome.  Utile anche una assistenza ai soci per la ricerca, attenta a criteri metodologici. Ed ancora mentoring e supporto nei codici di condotta nel corso della soluzione di problemi organizzativi e professionali. Una forma di democrazia culturale partecipativa e della periferizzazione (in Italia oggi diremmo federalismo) con coinvolgimento dei soci e delle attività scientifiche e formative;
  • partecipazione a panel o gruppi di lavoro, promozione del networking scientifico con supporto e promozione della ricerca, qualificazione verso posizioni di leadership ed  internazionalizzazione;
  • nuove forme di networking adeguate all’era elettronica (portale, giornali, meeting), cyber-meeting in grado di sostituire gli incontri di presenza, giornali on line e open access sfruttando regolari forme di comunicazione come e-mail, blog e social network);
  • nuovi ruoli per gli “emeriti” e forme di stimolo per i “giovani” professionisti con nuove contropartite  tra membri scientificamente attivi e non attivi;
  • fondamentale anche la partecipazione dei pazienti tramite focus group e coinvolgimento delle loro associazioni anche in sede decisionale per la realizzazione di protocolli e linee guida;
  • aggiornamento continuo del corpus di conoscenze e competenze che connota la/e disciplina/e oggetto societario adeguandolo ai cambiamenti della medicina e della società; ciò consentirà alle leadership nazionali e locali di coinvolgere i soci in attività di “advocacy”. In altri termini: campagne di opinione sui mass media e social network, studi e ricerche divulgati mediante convegni e seminari, manifestazioni di piazza, incontri con esponenti politici ed istituzionali, alleanze e reti con associazioni di pazienti, ricorso a testimonial noti al pubblico, etc…;
  • sviluppo del know-how professionale per una visione ampia ed olistica delle odierne  malattie che sappiamo oggi essere spesso complesse, polifattoriali e multiorgano;
  • fundraising che è il processo di raccolta fondi per sostenere un’organizzazione o un progetto. Chiaramente organizzato ed attraente e basato su competenza, visibilità e buona reputazione. Deve avere alla base un piano d’azione legato ad una efficace comunicazione che sfrutta uno storytelling d’impatto.  Ricordando sempre che il vero motore del fundraising sono le persone (soci in primis, ma anche istituzioni, pazienti e cittadini); persone che, da parte associativa, debbono essere basate su una coerenza morale e valoriale contenuta in rigorose norme statutarie che esaltino il merito, la trasparenza e l’indipendenza;
  • e last but not least un’efficiente comunicazione. Non trascurata a lasciata al caso. Una buona comunicazione infatti, come in tutte le organizzazioni, è capace di garantire e migliorare il brand superando le criticità, esaltando i punti di forza e consentendo così di ritrovare l’identità e l’immagine. Il tutto programmato attraverso un adeguato piano di comunicazione che definisca, descriva e pianifichi pubblico, strategie, obiettivi e scadenze societarie. PC151122

Conclusioni

Solo tramite queste possibili soluzioni riteniamo sia possibile risalire la china e rilanciare il ruolo delle società scientifiche. Occorre abbandonare rendite di posizione e vanaglorie e ripartire da buoni ed indipendenti modelli di conoscenza ed organizzativi che comprendano le esigenze di una comunità aperta anche agli input dei cittadini/pazienti.  La ricerca, internet, i social, la pratica clinica ed una buona comunicazione saranno così amalgamati nel proporre una nuova visione della propria “mission”.   Un impegno (core business) che porti le nuove società scientifiche a contribuire alla realizzazione di una migliore pratica clinica fondata su modelli organizzativi fruibili nei nuovi e diversi setting clinico-assistenziali che le nostre comunità scientifiche si apprestano a sperimentare.

Guido Francesco Guida

XV SUMMIT DEI BRICS. Nasce un nuovo mondo multipolare

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Nazioni fondatrici

Un mondo multipolare, nuove economie nei paesi in via di sviluppo e de-dollarizzazione sono state le parole d’ordine del 15º Summit del BRICS che si è concluso a Johannesburg il 24 agosto 2023. Tutte le decisioni sono state prese in diretta e rese immediatamente disponibili ad analisti, opinionisti, esperti e altre parti interessate. E’ stata avanzata inoltre la proposta che il Fondo Monetario Internazionale (FMI) converta l’enorme debito dei Paesi africani, stimato in 800 miliardi di dollari, in opere infrastrutturali, in modo che queste nazioni possano crescere e successivamente pagare i loro obblighi. BRICS è un acronimo che sta ad indicare e iniziali dei Paesi fondatori membri del gruppo. Si tratta di un’associazione che vede riuniti al suo interno cinque Paesi caratterizzati da un’economia emergente ed in forte ascesa: Brasile, Russia, India e Cina. Il Sudafrica ne è entrato a far parte nel 2010.

Ventidue nazioni hanno chiesto formalmente l’adesione all’Organizzazione. Sono Algeria, Arabia Saudita, Argentina, Bangladesh, Bahrein, Bielorussia, Bolivia, Cuba, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia, Honduras, Indonesia, Iran, Kazakistan, Kuwait, Nigeria, Palestina, Senegal, Thailandia, Venezuela, Vietnam. Di questi Arabia Saudita, Argentina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia ed Iran sono stati ufficialmente accettati a partire dal 1° gennaio 2024. I fondatori costituiscono, con le nuove adesioni, il 36 % del PIL ed il 47% della popolazione mondiale. Dal 2024 inoltre circa l’80% della produzione mondiale di petrolio sarà sotto il contro del BRICS.  Ulteriori 40 paesi aspirano ad entrarvi. Il gruppo ha lavorato in passato in collaborazione con il Fondo Monetario Internazionale, il G20 e la Banca Mondiale per favorire una maggiore partecipazione dei Paesi emergenti nella governance delle strutture finanziarie mondiali. Adesso, alla luce di nuovi assetti geopolitici e di conflitti militari ed economici in corso, potrebbe spezzare l’egemonia mondiale USA e dettare nuovi scenari che vedranno sempre più presenti questi Paesi capaci di operare in piena autonomia rivoluzionando quei programmi di stato globale finora più o meno velatamente programmati dalle tecnocrazie occidentali. Le dinamiche intercapitalistiche subiranno una decisiva virata in quanto tali paesi rappresentano i principali produttori/fornitori mondiali sia di materie prime energetiche che agricole e di componenti industriali e semindustriali.

Il processo di de-dollarizzazione, anche alla luce dei nuovi assetti geopolitici che si sono determinati con i recenti conflitti, secondo gli organizzatori è divenuto un processo inarrestabile per il semplice fatto che gli Stati Uniti e l’UE, che le ha fatto da contorno, hanno perso l’egemonia mondiale e la moneta di conto dei regolamenti internazionali (che è anche la moneta di riserva usata delle banche centrali) non può non essere che quella del paese (o blocco di paesi) egemone a livello mondiale sia per forza militare che diplomatibricsca, tecnologica, ed economica. Tale processo avrà come cardine le riserve valutarie della PboC, nel frattempo quasi intatte. Il progetto di contrapposizione all’attuale egemonia USA, anche se non trapela nella cronaca occidentale, è espressione di una potente e pericolosa sfida lanciata dal BRICS all’Occidente. La storia infatti ci insegna che, fin’ora, nessun paese ha mai rinunciato alla sua egemonia senza aver prima provato a difendersi con le armi. Ed in questa ottica, secondo gli analisti indipendenti, l’aver spinto la Russia nelle braccia della Cina è stato un errore madornale. Vedremo durante il 2024 se i nuovi assetti politici ed economici post-elettorali (USA ed UE) porteranno saggezza e compromessi che scongiurino ben più grandi conflitti e portino i blocchi a confrontarsi su nuove logiche più collaborative.

di Guido Francesco Guida

Da: palermoparla.news

AGOSTO CON GLI OCCHI PUNTATI VERSO IL CIELO

Agosto 2023 ci regala due lune piene, dette anche superlune, una dello Storione ed una detta Luna Blu.

luna2La prima sarà visibile il 1° Agosto alle 18:31 GMT. La seconda, detta anche Luna dello Storione, il 31 Agosto alle 01:35 GMT. Quest’ultima chiamata così per prima dai Indiani Americani che vivevano nella zona dei Grandi Laghi e che in questo mese si dedicavano alla pesca dello storione. Un antico enorme pesce d’acqua capace di vivere fino a 150 anni, di superare i 2-3,5 metri di lunghezza e pesare fino a 90 Kg. Immutato nel tempo e, per questo, considerato un fossile vivente. Altri nomi della Luna piena di questo mese derivano i loro nome dalle attività svolte dagli uomini che le osservavano. Abbiamo così: la Luna del mais, del riso selvatico, delle ciliegie nere e quella del grano. Il popolo Cree la descriveva come Luna della muta delle piume, Luna rossa per le sue occasionali sfumature rossastra. Ed ancora: Luna della mietitura, della disputa, della frutta, della fame e del lupo. La Luna dello Storione 2023 sarà nella costellazione del Capricorno.

La Luna Piena del 31 Agosto sarà anche una Luna Blu, la seconda Luna Piena di un mese solare.  Intendiamo infatti per Luna Blu la terza di quattro Lune Pieni in una stagione astronomica o la seconda Luna Piena in un mese solare.

Queste due Lune Piene sono anche Superlune in quanto coincidono con il perigeo che esprime la minima distanza dalla Terra occupata dalla Luna. La Luna dello Storione sarà infatti distante 357.530 km dalla Terra mentre la Blu disterà 357.344 km (rispetto alla distanza media tra la Luna e il nostro pianeta di 384.400 km).  Ciò significa che saranno rispettivamente 7,1% più grande e il 15,6% più luminosa la prima mentre il 7,2% più grande e il 15,7% più luminosa la seconda.

Entrambe quindi saranno Superlune cioè Lune che, nel punto più vicino alla Terra di una data orbita, avranno una luminosità maggiore del 10%.

Agosto ci riserverà inoltre altri due spettacoli nel cielo.

imageLe stelle cadenti, conosciute come Perseidi o lacrime di San Lorenzo, con un picco atteso la sera del 12 agosto e la notte del 13, dopo le dieci e mezza di sera fino a notte fonda. La costellazione di Perseo, da cui prendono il nome le Perseidi, sarà più alta nel cielo di nord-est.

 

 

stellalontanaPotremo inoltre ammirare Giove e Saturno. Giove sarà visibile per la seconda parte della notte, a partire da circa mezzanotte, e aumenterà la sua visibilità con il passare dei giorni. Saturno incontrerà la Luna due volte: il 3 Agosto, due giorni dopo la Luna Piena. Il pianeta brillerà vicino alla Luna dello Storione con una magnitudine di 0.6. Il 31 Agosto, la stessa notte in cui sorge la Luna Blu, sarà invece in opposizione e sarà vicino alla Luna con una magnitudine di 0.4. La congiunzione Giove Saturno si verifica una volta ogni 20 anni, ma quella di quest’anno è particolare proprio perché i due pianeti si avvicinano tantissimo.

La prossima Luna dello Storione sarà il 1 Agosto, 2023, alle 18:31 GMT. Dopo di che, la prossima Luna dello Storione o Luna Blu avrà luogo il 19 Agosto, 2024, alle 18:26 GMT.

Cieli e notti sereni a tutti!

Guido Francesco Guida

INQUINAMENTO DELL’ARIA LEGATO ALLE ARITMIE CARDIACHE MORTALI. Utilità dei depuratori

inquinamentoL’inquinamento causa problemi non solo ai polmoni, ma anche al cuore.

Questo secondo uno studio condotto da alcuni ricercatori dell’ospedale Maggiore di Bologna. A seguito dell’inquinamento nell’atmosfera si forma una miscela complessa di particelle solide e liquide di sostanze organiche ed inorganiche sospese in aria detta particolato. Ad oggi esso è il maggior inquinante nelle aree urbane. I componenti principali sono: solfati, nitrati, ione di ammonio, cloruro di sodio, particelle carboniose, polvere minerale ed acqua. In base al diametro aerodinamico è suddiviso in:

PM10 con diametro aerodinamico inferiore a 10 µm, in grado di penetrare nel tratto superiore dell’apparato respiratorio;

PM2.5 con diametro aerodinamico inferiore a 2.5 µm, in grado di raggiungere i polmoni ed i bronchi secondari.

Le particelle fini presentano lunghi tempi di permanenza in atmosfera e possono essere trasportate anche a grande distanza dal punto di emissione. Il particolato fine può veicolare inoltre sulla sua superficie altri inquinanti come ad esempio metalli pesanti e idrocarburi (idrocarburi policiclici aromatici ad alto peso molecolare). L’insieme complessivo delle particelle sospese prende il nome di PTS (Particolato Totale Sospeso). Tra le PTS rientra anche l’amianto che è cancerogeno ed alcuni composti del piombo che hanno un alto grado di tossicità.

Principali fonti di emissione

Il particolato in parte è emesso come tale direttamente dalle sorgenti in atmosfera (primario) ed in parte si forma in atmosfera attraverso reazioni chimiche fra altre specie inquinanti (secondario). La natura delle particelle aereodisperse è molto varia: ne fanno parte le polveri sospese, il materiale organico disperso dai vegetali (pollini e frammenti di piante), il materiale inorganico prodotto da agenti naturali (vento e pioggia), dall’erosione del suolo o dei manufatti (frazione più grossolana). Tra le fonti antropiche che emettono particolato vi sono alcune attività industriali (fonderie, cementifici, cantieri edili, miniere), i processi di combustioni relative a centrali termoelettriche, gli inceneritori, il riscaldamento ed il traffico autoveicolare (in particolare i motori diesel). Nelle aree urbane, il particolato può avere origine anche dall’usura dell’asfalto, dei pneumatici, dei freni, delle frizioni.

La ricerca

Lo studio ha esaminato gli effetti del particolato sulle aritmie cardiache. «Il nostro studio suggerisce che i pazienti ad alto rischio di aritmie ventricolari, come ad esempio i portatori di un defibrillatore ventricolare, dovrebbero controllare giornalmente l’inquinamento dell’aria. Infatti quando il particolato (PM) 2.5 e 10 presentano alti livelli (sopra 35 μg/m3 e 50 μg/m3, rispettivamente, sarebbe consigliato rimanere a casa il più a lungo possibile and indossare all’esterno una mascherina N95 particolarmente nelle zone a traffico automobilistico elevato. Un depuratore d’aria potrebbe essere utilizzato a casa» ha detto Alessia Zanni autrice dello studio.

Guido Francesco Guida